Le signorine a casa loro

La signorina LL diceva che preferiva dormire lei a casa degli uomini con cui andava a letto perché così poteva andarsene in qualunque momento volesse. Lei, che mascherava l’essere indipendente con il voler pragmaticamente che quegli stessi uomini poi l’andassero a prendere in aeroporto quando tornava da qualche viaggio e alla fin fine poi rimaneva nelle case altrui molto più a lungo del necessario per convincerli a farlo, considerava strana la signorina MZ. La signorina MZ, infatti, non aveva nessun problema a portarsi uomini a casa. Li sceglieva con cura e raramente; ogni volta se ne innamorava un po’ e voleva mostrar loro un po’ di sé facendoli entrare in casa, anche se solo per una notte. LL le diceva “ma non è possibile che non scopi da tre mesi! ma come cazzo fai?” e MZ la guardava e facendo spallucce rispondeva “boh, non mi è piaciuto nessuno da un po’ “.
La casa di LL poi, diciamocelo, era scomodissima. Ci volevano 45 minuti dal centro per andarci. Ok, d’accordo, la metro ci arrivava, ma non c’era nulla intorno. Le colline, qualche centro commerciale e un po’ di rotatorie. Ovvio che non se li portasse a casa: avrebbe deluso subito le loro aspettative a lungo termine, pensava MZ, che di aspettative a lungo termine ne aveva parecchie anche se faticava a dirlo.
MZ viveva in centro, come se fosse necessario dirvelo: casa sua era piccola e carina, accogliente e calda ma molto funzionale, visto che la prima cosa che aveva fatto appena ci si era trasferita era stato cambiare subito il pavimento e ristrutturare la cucina in modo da poter fare quanti più ravioli di zucca possibile nel minor spazio e tempo possibili. Poi, a un certo punto, aveva anche messo una specie di pelle di vacca pezzata orrenda comprata all’ikea davanti all’amato divano di velluto. Eh già, perché uno di quegli uomini passati per casa l’aveva convinta che la mucca sarebbe stato l’elemento d’arredo imprescindibile per rendere casa sua un vero rifugio. L’uomo raccontava che in Argentina da bambino lui e i suoi fratellini usassero una pelle di vacca come coperta al posto di una normale coperta di lana, e MZ aveva fantasticato parecchio sugli aspetti fiabeschi della cosa, e tempo dopo, per ricordarlo, aveva comprato la vacca.

La signorina LL, va da sé, aveva con mille euro comprato la stragrande maggioranza dei mobili di casa sua, incluso letto, mobile TV, scarpiera e mobiletto del bagno. Chiamava la vacca pezzata di MZ Pasquala e, quando andava a casa sua, evitava di camminarci sopra, vegetariana e yoga praticante com’era. LL in casa sua aveva poche cose e persino a queste non era neanche troppo affezionata, eccetto per tutti i magneti da frigo che raccoglieva. Ne comprava in ogni posto in cui andasse e non li usava per tenere su niente, neanche una cartolina, ma solo per decorare il frigo. In quella cucina poi di vivo oltre a lei c’era anche una piantina di basilico, ma c’era finita per caso, quasi: era un’appendice di una pianta che MZ aveva amato troppo, al punto che aveva figliato come se non ci fosse un domani e lei ne aveva dovuto spargere tra amici e conoscenti tutta la prole.

Casa di MZ aveva il giusto numero di piante, naturalmente. Una delle cose più dolci che le era capitato facesse uno dei vari uomini di cui si era brevemente innamorata era stato innaffiarle le piante. Lo aveva salutato nel portale la mattina e adieu per sempre, ma tornata a casa dal lavoro aveva visto che i sottovasi delle Monstera madre e figlia avevano l’acqua; aveva la certezza matematica di non essere stata lei ad avere avuto questa attenzione perché aveva un’app in cui registrava quando dava l’acqua alle piante. Sì, esattamente come registrava su “Flo” quando le veniva il ciclo, quando aveva rapporti, quanti mal di testa aveva e quanto le dolevano le tette durante l’ovulazione. LL diceva che era una maledetta paranoia questa dell’app del ciclo, dato che finiva per chiudersi in casa quando prevedeva di essere di malumore. “MZ tanto vale che lavori solo tra il giorno 1 e il mattino del 7, e hai rapporti sociali solo il 12, 15, 26,27, 28 perché a quel punto grazie a Dio ti saranno passate un po’ le tirature di culo e le tristizie”, diceva LL non a torto, lei che prescindeva da ogni app e si divertiva di più senza molte complicazioni, con un trombamico fisso (ma molto desiderato, v. sopra) e altri variabili e occasionali dimenticati seduta stante. MZ perseverava però nell’usare Flo e nel ricordarsi con affetto di tutti quelli con cui era andata a letto negli ultimi tre anni. Un po’ perché erano pochi, un po’ perché se li era scelti con amore.

LL e MZ avevano un’altra amica, la signorina DA. Anche la signorina DA viveva in centro, ma casa sua era a un altro livello rispetto a quella di MZ, o forse proprio veniva da un altro pianeta, oltre che da un altro continente.

DA praticava con metodo e dedizione astrologia e lettura dei tarocchi, cosa che affascinava LL e MZ cresciute nel vecchio mondo a cartoni animati e laicità. MZ con zelo le riportava tutti i segni zodiacali dei fortunati che si metteva in casa e a cui aveva estorto luogo e ora di nascita per far fare loro la carta astrale dall’amica. LL le prendeva un po’ per il culo, ma sottovoce e solo in rare occasioni, per via di un litigio abbastanza importante avuto in passato con DA che era sfociato in una discussione su postcolonialismo e appropriazione culturale.

Nonostante la fiducia riversata negli accadimenti predeterminati dal cosmo, DA non lasciava però al caso i suoi appuntamenti, come facevano invece le altre due. Aveva tre dating apps e le usava tutte insieme sempre, ovunque andasse, in città, in viaggio, all’estero, al cesso. Amava l’ebrezza che si creava nell’instaurare un rapporto di fiducia provvisorio con la persona con cui stava facendo sesso, diceva. Una sera aveva sconvolto LL e MZ, che -ingenue!- non ci avevano mai pensato, spiegando loro “Quando qualcuno ti sta leccando, potrebbe anche darti un morso e tu all’altro, ecco quella sensazione lì è quella che cerco”. Entrare a casa di DA significava entrare in un antro magico. Pareti carteggiate, scalfite e mai ridipinte, miliardi di libri e circa 50 vasi di diverse dimensioni per piante fuori misura per quel micro appartamento e del tutto fuori luogo per il clima: primeggiavano tra queste un banano, un kiwi rampicante e un avocado gigante, non quelle cose miserabili che cercava di far germogliare LL a volte con i noccioli degli avocado del supermercato. La signorina DA era lei stessa la lussuria del tropico orientale, che fomenta per smentirli i clichés su opposizioni oriente/occidente. Ah, se ci si divertiva la signorina DA a confonderle tutte! In casa sua entravano uomini e donne, alcuni vi si trattenevano anche per un po’, alcuni per meno, stregati da quello spazio improbabile nel mezzo della città.

L’equilibrio tra le signorine era fragile, lo vedete bene, e sotto sotto si giudicavano a vicenda, a metà tra autostima verso le proprie scelte e invidia per non saper fare quelle intraprese dalle altre. Ma essendo tutte e tre lontane da casa avevano finito per avvicinarsi e nessuna era ancora andata a letto con qualcuno che aveva già baciato un’altra, perché poliamorose tra di loro avevano detto sin da subito che no no, nessun vincolo almeno tra di noi eccheccazzo.

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