Blu di notte

Il concerto disegnato di Colapesce e Ale Baronciani anche a Berlino. Il pubblico, 90% donne, canta Satellite in coro, l’unica canzone che mi è rimasta in mente del concerto, visto che ci ero andata solo per campanilistico affetto per Ale, e di Colapesce non avevo mai ascoltato nulla in vita mia, la musica indie italiana morta per me a giugno del 2008 insieme al mio primo grande amore. A un certo punto era successo qualcosa che aveva interrotto il concerto, forse era andata via la luce o era arrivata la polizia per il rumore, non ricordo bene. Era un infrasettimanale a caso e chiaramente il bar era insonorizzato di merda e Berlino è figa e scialla fino a che non diventa gentrified, entrambe quindi sono ancora plausibili.

A posteriori mi rendo conto che quella sera sia stata l’inizio della fine o l’inizio del vero inizio, la consapevolezza di stare facendo qualcosa di così semplice da sola, cosa che di lì a poco sarebbe diventata la prassi, nata da una condizione obbligata ancora tutta sconosciuta.

Nello stesso bar, l’Oblomov, un anno più tardi finivamo a baciare dei greci conosciuti due ore prima nello stesso posto sotto gli occhi felici degli amici che finalmente ci vedevano spavalde.

L’estate del 2014, due anni prima, l’avevo trascorsa a sguazzare per mezzo Mediterraneo, conoscendo Istanbul, visitando di nuovo la Sicilia e la Sardegna. Mi mancava il mare in un modo che non so spiegare. Non riuscivo a smettere di prendermi tutto quel blu, ingozzarmi di baklava, finocchietto e formaggi e un numero spropositato di bottiglie di Grillo e Catarratto. A Palermo, a fine viaggio, incrociammo per una cena di cui non ricordo niente se non il posto (rumoroso), V. e M., di passaggio anche loro. Della cena, oltre al posto, in realtà ricordo di parlare con M. di Istanbul, solo io e lui, e di sentirmi forte dentro il suo modo di raccontarla, il suo ricordo dolce. “Se va tutto in vacca, c’è sempre il ponte di Galata che mi aspetta e posso andare a pescare là”.

Quando sei di passaggio e non sei da solo, le città delle notti estive sono un palcoscenico facilissimo per regalare emozioni positive all’ingrosso. Per anni mi è rimasto quello come ricordo della serata, insieme a una foto su Facebook dove sono stata taggata da V. e sono biondissima e ho i capelli così corti che nei commenti qualcuno che non mi vedeva da tempo mi chiese da quando li avessi così.

Colapesce e Baronciani pubblicarono La Distanza nel 2015, un anno prima del concerto disegnato e un anno dopo la mia estate del Mediterraneo. La Distanza parla di Ypsigrock 2014, proprio dove M. e V. erano diretti dopo la nostra cena a Palermo; parla di vini, di baci, di lagune magiche dove si arriva solo a piedi se qualcuno del posto ti ci porta. Parla degli amori estivi che vengono fuori un po’ per caso e restano blu caldo nel ricordo.

Colapesce ha la voce più sexy che ci sia, e io ho ricominciato quest’anno a ascoltare musica in italiano. Forse bisogna passare più tempo in Sicilia.

Foto: Istanbul 2019

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.